


acrilico e tecnica mista su tela, 30 x 30 cm

tecnica mista su carta, 24 x 34 cm

dittico su tela, acrilico e tecnica mista, 30 x 30 cm a pezzo

tecnica mista su tela, 30 x 30 cm




tecnica mista su carta, 25 x 35 cm circa
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acrilico su tela, 30 x 30 cm
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acrilico su tela 30 x 30 cm

acrilico su tela, 80 x 100 cm
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tecnica mista su tela, 100 x 120 cm

L'atelier dell'artista a Crema.
Abit:ami
Percorso concentrico di Margherita Martinelli
Il titolo che l’artista ha dato alla mostra ne è anche la chiave di lettura. Con qualche controindicazione che l’osservatore più paziente avrà modo di sperimentare durante il “viaggio” visivo che il concept della mostra nasconde in seno alla Sua messa in opera. Abitare. Abito. Ecco i due apparenti tasselli su cui Margherita sembra indirizzare l’osservatore. Il richiamo al confortevole, al calore che queste due parole portano in sé dovrebbero risaltar nell’osservatore.
L’abitare implica l’idea atavica del calore e della protezione ma in queste tele di
Margherita, le geografie delle figurazioni sono angoli mentali, ambienti sfumati,
non definiti perché indefinibili. Non accennati perché non esistono a livello di coscienza. I lavori giocati su ampie tele dimostrano la ricerca di un’identità.
I due pannelli centrali della mostra che sono molto scuri al centro impostati come improbabili scalinate,non lasciano entrare l’osservatore nel cuore vivo e ferente di questa casa in trasformazione, come è in trasformazione l’idea di
Cellula della società. La forma si disgrega come gli abiti. Rivoli di colore e collage lasciano l’osservatore in solitudine a cercare mentalmente nei suoi propri punti di riferimento. L’abit:ami è lasciato alle tele con gli abitini in serie
E alle casette accurate nella sua forma infantile su una scacchiera di colori pastosi e scuri. Si leggono nominalmente, un abitare elencativo insieme agli abiti, in una visione retinale e sbrigativa che Margherita svia con le interferenze dei numeri, del colore che scende a rivoli come una muta calligrafia che nei gesti di Margherita è il più significativo. Di tutto il suo elencare di elementi. Il colore che scivola libero sulla tela e “crea” di-segni. Racchiude i veri sentimenti di Margherita che poi gioca coi numeri,coi cerchi e i messaggi corsivi lasciati sui collage che spuntano qua e là,gioco,elaborazione ferita, ferente di un suo vissuto quotidiano. Margherita in questa mostra ci ha lasciato una nuova dimensione di sé e della sua pittura. Un passaggio verso una sintesi maggiore che si muove come una spirale su piani superiori. Accantonati soggetti predefiniti,irrigiditi attorno a quinte grafiche basate su contrasti di campiture di colore, si muove verso un nuovo sé,non ci invita ancora dentro il quadro ma dona squarci di quello che potremmo intuire dentro di noi. Lo spazio della composizione non è ancora sfruttato in modo strutturale e sintetico. In alcune tele,si appropria della libertà dello spazio come l’inizio di un lungo percorso di vita. Fluttua col colore e coi suoi “ angoli di memoria” inseriti senza una composizione, che non sia lo sviluppo del colore nello spazio. Anche l’osservatore si muove sulla tela seguendo i passi che Margherita muove lasciandosi sedurre dal suo mondo interiore.
Parlandole mi accennò in più di un caso che una parte di queste opere sono legate al tema del sonno. Non inteso in senso onirico ma come sonno notturno. Da qui prendono spunto le tele con gli abiti leggeri, evocati da pennellate lunghe e sporche che lasciano intravedere il nulla del fondo della tela. Il silenzio della tela e dell’anima. Solo il nitore sembra sempre sfuggire alla visione dell’osservatore distratto dalla precarietà e invasività delle colature di pigmenti resi ancora più morbidi dalla mistura con il latte, punti bruciati con la cera, sporcati. L’usura che porta il tempo e come definiva Keats :
Vanessa Cimiero
“…. salvami dall’alerte coscienza
che più insignorisce il suo vigore
causa l’oscurità, scavando come
una talpa. Volgi abile la chiave
nella toppa oliata e dà il sigillo
allo scrigno, che tace, del mio cuore”
“Al Sonno”
John Keats